Per entrare nel suo “piccolo mondo antico” bisogna scendere due scomodi gradini, quasi a dover porre attenzione per accedere dove Maria Grammatico dal 1963 è la “regina”.

L’Antica Pasticceria nel cuore della medievale Erice che con la sua spettacolare posizione sovrasta la città di Trapani, è un luogo d’altri tempi.

Lunga e stretta, termina con un minuscolo terrazzino dove la vista si perde sulle colline siciliane, è una sorta di largo corridoio affiancato da un bancone che presenta ben disposte le invitanti e buonissime dolci creazioni che illuminano subito gli occhi.

Delizie siciliane che raccontano la storia di Maria, donna incasellata in una vita di tradizione che è riuscita a scardinare.

Mi siedo e ordino un latte di mandorle e poi scelgo tra le sue meraviglie: i cuscinetti, biscotti di pasta di mandorle ripieni di cedro, i buccellati con fichi, cannella e chiodi di garofano, ma anche un cannolo con la ricotta fresca e una piccola cassata dalla glassa verde così come vuole la tradizione della costa ovest di questa splendida Sicilia.

Sono inebriata, in bocca sono un’esplosione di gusto, raccontano la storia di questa isola e di ciò che i suoi dominatori hanno lasciato: un misto di gusti e sapori che arrivano da lontano.

Il lato del bancone è tappezzato da santini che diventano parte del luogo e che si affiancano a quelle piccole opere d’arte che sono i famosi agnellini di pasta di mandorle e cedro che celebrano i Misteri di Erice del Venerdì Santo.

Dalla porta del laboratorio esce Lei, la osservo mentre si guarda attorno e poi con uno strofinaccio asciuga i bicchieri con un fare quasi fosse a casa. Ma forse è vero che, dopo sessantadue anni, la sua casa è proprio questa pasticceria che è ed è stata tutta la sua vita.

I suoi occhi incrociano i miei e io non posso fare a meno di alzarmi e andare a ringraziarla.
E’ timida, forse non si aspettava il mio gesto, ma ha voglia di raccontarsi: primi anni ‘50, aveva 11 anni quando la madre vedova decide di mandare lei e la sorella in orfanatrofio per imparare dalle suore l’arte della pasticceria. A 22 anni inizia a produrre proprio qui quelli che ancora oggi, dopo più di sessanta anni, sono tra i dolci più buoni che io abbia mai assaporato.

Mi confida quanto sia stata dura la vita da donna imprenditrice, di quanto lei abbia dovuto lottare per mantenere il suo lavoro e farsi largo in un mondo dove essere “fimmina” non ha di certo aiutato.

Mi fermo ad osservarle le mani e le chiedo: “Maria, quanti dolci hanno impastato quelle mani?”
I suoi occhi mi fissano con quella dolcezza mista alla malinconia del ricordo: “tanti, tantissimi dolci, queste mani hanno lavorato la farina, lo zucchero, tanto, davvero tanto!”
Mi piacciono queste Donne, che hanno trovato il loro posto e che nonostante tutto non hanno mai abbandonato la loro fantasia.

 

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