Il pero di Ground Zero

L’11 settembre 2001 è una data che rimarrà impressa nelle nostre vite per sempre. E’ una di quelle date in cui ognuno di noi ricorda perfettamente dov’era quando la terribile notizie è giunta. Ed è a quella data che i nostri ricordi vanno quando vediamo volare un aereo sopra lo skyline di una grande città regalandoci sempre un brivido di tensione. E’, e sarà, un ricordo indelebile.

La città di New York fu devastata da quella orribile tragedia e riprendere la vita normalmente non fu certamente facile per gli abitanti della Grande Mela. Ci vollero mesi prima che l’intera area fosse ripulita dalle macerie dei due meravigliosi grattacieli, il World Trade Center, oltre alle altre costruzioni limitrofe andate in frantumi. E ci vollero anni prima che tutta la zona, denominata Ground Zero, fosse ricostruita e diventare un memoriale dedicato alle vittime di quell’immane tragedia.

Michael Arad, architetto israeliano, fu incaricato della progettazione del Ground Zero, do-ve immaginò di posizionare due grandi fontane a cascata, esattamente nel luogo dove sorgevano le “due torri” del World Trade Center, oltre a costruire un nuovo grattacielo dall’ardita architettura. Le balaustre in bronzo delle due fontane “Reflecting Pools” riportano il nome di ognuna delle 2983 vittime dell’attentato quasi a volerle far diventare un nuovo “muro del pianto”. Infatti diventa un momento molto emozionante avvicinarsi a quei nomi incisi in quel materiale che più ricorda le grandi statue, così che quei nomi diventino parte della storia.

Ma ogni anno, in primavera, a Ground Zero si attende con ansia la breve fioritura di un albero.

Si tratta di un albero da frutto, precisamente un pero, che era stato piantato nel giardino ai piedi dei due grattacieli e li si trovava l’11 settembre 2001 quando essi furono attaccati e poi distrutti, dai due aerei schiantatisi uno dopo l’altro contro le scintillanti pareti di vetro.

Sommerso dalle macerie fu rinvenuto dalle squadre dei vigili del fuoco dopo più di un mese dall’attentato. Era in parte bruciato con le radici strappate e il suo tronco annerito dalle fiamme. Ma era vivo ed era un sopravvissuto. Fin da subito si capì la sua valenza simbolica, fu così inviato alla Arthur Ross Nursery nel Bronx dove i vivaisti l’hanno curato e piantato nuovamente.

Nel Bronx, il Survivor Tree rimase per circa nove anni e nel dicembre 2010 è tornato a Ground Zero, nel parco progettato dall’architetto paesaggista Peter Walker: è qui infatti che si è fortemente voluto trapiantare il pero “affinché tutti possano vedere il momento in cui è cambiato il mondo”.

A ribadire il valore simbolico Micheal Bloomberg, l’allora sindaco di New York, nella cerimonia di piantumazione dell’albero disse: Il Survivor Tree è una testimonianza della nostra capacità di resistere, il simbolo della nostra fiducia incrollabile in un futuro più luminoso.

L’albero è cresciuto fino a raggiungere i nove metri d’altezza ed è diventato uno dei simboli fondamentali del 9/11 Memorial aperto ufficialmente l’11 settembre 2011.
Conoscendo la sua storia così particolare, si capisce come per i newyorkesi vederlo fiori-re ogni primavera sia qualcosa di più di un segno del cambio di stagione.

E, durante il mio ultimo viaggio nella Grande Mela, raccogliere una sua foglia caduta custodendola dentro le pagine della guida su New York, ha fatto si che questa città così frenetica e conturbante, mi regalasse qualche momento di calma riflessione per considerarla ancora più bella.