Casamassima, il paese color del cielo

Lascio Alberobello nelle primissime ore della giornata, i suoi trulli sono avvolti nella luce dell’alba di marzo dove il rosa non ha ancora la sfumatura dorata che nei mesi estivi li trasformerà in piccoli gioielli.

Sono diretta a Bari per salire sull’aereo che mi riporterà a casa, ma voglio fare una fermata in un piccolo paese, Casamassima, che si trova sulla direttrice per il capoluogo.
Entro in centro storico con la speranza che l’azzurro del cielo sia ancora dipinto sui muri della città: la tradizione racconta che gli abitanti di Casamassima in onore della Madonna, dipingessero le proprie abitazioni di quella sfumatura di azzurro che tanto ricorda il di Lei mantello. Un voto, questo, del XVII secolo quando Michele Vazz, signore di Casamassima, si rivolse alla Madonna per far terminare la peste che colpì il villaggio.
Le strette strade che percorro in cerca di un parcheggio mi fanno incrociare vicoli brulicanti di vita quotidiana, panni stesi al sole, sacchetti del pane già in mano agli anziani e giovani donne che parlano tra di loro.

Mi fermo per un’informazione e da chi sta scaricando un camion di bombole accetto l’invito di parcheggiare proprio li, davanti al suo negozio, “che alla macchina ci guardo io”.
L’uomo mi ispira fiducia, mi sa di persona buona, all’antica. Mi presenta la moglie, la quale, con un’accoglienza quasi imbarazzante, si offre di accompagnarmi nell’azzurro che racconta la loro storia.
E così entro in quella parte di paese racchiusa tra le mura dove il bianco è accecante e l’azzurro regala angoli di paradiso in una sorta di versione italiana dei celebri villaggi colorati di Chefchaouen in Marocco e di Jodhpur in India.

La signora mi racconta della sua “fuitina”, della zia che si affacciava da quel balcone, della casa della nonna e ricorda che dietro a quel portone c’era casa sua.
Sono felice di non aver ceduto a pregiudizi, di essermi messa nelle mani di chi meglio conosce questo luogo e di aver, ancora un volta, seguito l’onda del “casuale” che mi accompagna nei miei viaggi da sempre.

Il racconto di chi vive nell’azzurro è carico di emozione, di storia familiare, che culmina con la “visita” alla porzione di paese abitata dal figlio. Ma gli occhi si illuminano di orgoglio quando è chiaro che quella casa appena restaurata, è forse la più bella dell’intero paese immerso nel colore dell’armonia.

Il dedalo di vicoli mi regala una visita emotivamente complessa, tra piccole piazzette che si aprono all’improvviso, dove il mondo sembra essersi fermato ma dove la tradizione della dipintura dei muri di azzurro, sta poco a poco svanendo: peccato!
Casamassima è l’eccezione nel bianco pugliese, è una “diversa” e come tale ha un’originalità che non può andare perduta.

Torno all’auto e la stretta di mano con i guanti di lana dalle dita tagliate, del fidato “guardiano” è ciò che più difficilmente potrò dimenticare, perchè è accompagnata da parole importanti “veniamo dalla povertà, siamo brava gente, siamo davvero felici e molto onorati che vi siate fermata qui”.