E’ stato bello!
E’ stato bello, rivedere la sala conferenze di Villa Widmann gremita da tanti appassionati di fotografia ma soprattutto di viaggi
Nelle due passate edizioni de La Villa dei viaggiatori, quando ancora era difficile pensare di salire la scaletta di un aereo, quegli stessi appassionati erano in sala a sognare il loro viaggio più bello: oggi possiamo davvero preparare le valige…e allora partiamo!
Per presentare il libro “Alberti’s Day” scritto la Manuele Medoro e Claudio Nobbio siamo partiti da Venezia, anzi da un luogo davvero speciale della città d’acqua, dove è rimasta quell’aurea che ancora racconta la vera Venezia: Malamocco.
Ed è proprio da li, guardando la sua laguna che diveniva sempre più stretta che Pietro Cesare Alberti prende il largo verso altri mari. La sua è la storia di un sogno e personalmente sono sempre affascinata da chi fa dei propri sogni un punto fisso all’orizzonte. Arrivato al di la’ del suo sempre sognato oceano, nel 1635 sbarca in quella che diventerà l’impareggiabile New York. Sarà lui il primo italiano a risiedere nella grande mela, così come dopo di lui i milioni di connazionali, che hanno voluto guardare oltre, e che hanno fatto davvero grande questa meravigliosa città.
Conosco Roberto Cristaudo da qualche anno, di persona ci siamo visti davvero poco, molto di più online in serate da lui organizzate durante i mesi di lontananza da tutto, dove però sognavamo di poter risalire quella scaletta dell’aereo al più presto, serate dove il nostro cuore era al di là di quello schermo, era nel Mondo. Roberto è un viaggiatore ma anche fotografo e scrittore e di lui ho sempre pensato che fosse un uomo gentile con una forte profondità di pensiero. Titolare dell’agenzia Phototravel, i suoi viaggi esplorano altri modi e altri mondi oltre il puro viaggio fotografico perfettamente organizzato.
Roberto è un viaggiatore speciale, così descrive Itaca, il progetto fotografico ma soprattutto di vita, che ha presentato:
“Il progetto Itaca, è un’esperienza di vita vissuta a contatto con le persone che ho incontrato durante i miei viaggi, semplicemente osservando senza giudicare. Le fotografie che ho scattato in questi anni sono ritratti di persone anonime. Ho sempre cercato di rimanere in equilibrio tra il desiderio di portarmi a casa quella fotografia e il non scattarla per pudore”.
Roberto è appunto, un fotografo speciale perchè “Non mi è mai interessato il gesto tecnico del fotografare, piuttosto mi piace tutto quello che precede e segue lo scatto e quella magica alchimia che accade prima di premere il pulsante. Alla noia della perfezione, preferisco i piccoli difetti che rendono la vita, la scrittura e la fotografia più vere” e ancora “Nelle fotografie c’è molto di più di quello che possiamo immaginare, la fotografia non è solo scrivere con la luce, è scrivere con la nostra parte invisibile al mondo”.
Roberto è un uomo speciale e concordo con lui su queste parole “Penso che non esista una vita facile, per nessuno. Esistono però incontri importanti, attimi che possono insegnarci molto e credo che nulla che valga davvero la pena di essere vissuto sia semplice e raggiungibile senza sacrificio.”
Il suo è stato uno di questi incontri importanti, di quelli che ti si attacano alla testa, al cuore, alla pelle.
Iago Corazza è il mio maestro di fotografia e con lui ho viaggiato, e posso confermare che l’approccio alla relazione umana è parte fondamentale dei suoi itinerari.
Affronta la fotografia come mezzo di conoscenza dell’uomo, la sua è una fotografia antropologica e scoprire con lui il mondo è un arricchimento culturale senza uguali, è una persona profondamente preparata, con un’esperienza immensa, un vero viaggiatore, che dona ai suoi allievi il suo sapere con piacere e grande soddisfazione.
Le sue immagini ci riportano a quei mondi meravigliosi e lo dico sempre, sembra quasi di sentire le voci, i rumori, gli odori di quei luoghi, sono fotografie che immergono lo spettatore dentro l’immagine stessa, che scatenano un sentimento, una riflessione e che tanto raccontano, cosa fondamentale nella buona fotografia.
Il suo è stato uno spettacolare incontro dedicato alle tradizioni millenarie della Cina, alla scoperta delle sue minoranze, oltre le 56 riconosciute. E’ davvero incredibile vedere come le tante etnie non riconosciute dal governo centrale siano in realtà riuscite a mantenere le loro tradizioni più antiche. Un viaggio questo che ci ha riportato in una terra fantastica alla scoperta di un caleidoscopio di umanità unico al mondo.
Con l’ultimo appuntamento abbiamo chiuso il cerchio, tornando a Venezia per un viaggio davvero insolito, precluso a quasi tutti e proprio per questo più prezioso.
Il fotografo Marc De Tollenaere ha presentato il suo personale viaggio in una Venezia insolita, in luoghi più che sconosciuti della meravigliosa città d’acqua.
La sua è una ricerca fotografica lunga ben dieci anni dentro le abitazioni dei veneziani, riassunta in quello che può essere tranquillamente definito un libro d’arte dal titolo molto significativo “Uno, Nessuno e Cinquantamila. Nella case dei Veneziani”.
Marc, fotografo con base a Venezia ha una lunghissima carriera nel mondo della fotografia iniziata con un grande maestro, Gianni Berengo Gardin
Marc De Tollenaere fotografa incessantemente ogni aspetto storico e culturale inerente la vita e le tradizioni di Venezia.
Un viaggio questo nella Venezia più nascosta, fatto di persone, ambienti e storie inedite.
I Veneziani, ritratti per la prima volta nelle loro case da un fotografo che vuole fermare per sempre i frammenti di una civiltà millenaria che rischia l’estinzione.
Nelle sue immagini, la città visibile e la città invisibile si compenetrano a vicenda, come l’anima e il corpo, rispecchiando soprattutto la memoria di Venezia, città che più di ogni altra al mondo, sin dalla sua fondazione, possiede la virtù di unicità e diversità rispetto alle tutte le altre città del mondo..
Un reportage fotografico decisamente da lasciare alla storia.
Un doveroso grazie a San Servolo Servizi e alla Città metropolitana di Venezia che ancora una volta hanno creduto nella rassegna concedendo i loro spazi a me che ne sono la curatrice e ai preziosi ospiti, dandomi così, l’opportunità di concepire un programma di incontri con autori e fotografi dove il viaggio vuole diventare anche esperienza di vita.