Less is more: the Gateway Arch.

E’ metà pomeriggio quando arrivo a St. Louis in Missouri, tappa obbligata della mia Route 66. 
Il sole regala i suoi raggi più dorati e l’incontro con l’acciaio del Gateway Arch è abbagliante. I quasi 200 metri di altezza lo rendono visibile da lontano ma è il suo dialogo con il vasto parco in cui è inserito, ma soprattutto con la città e il fiume Mississippi, che gli danno un valore assoluto.

Lo chiamano la Porta d’ingresso all’ovest, quasi a ricordare che da li in poi, i paesaggi dell’America sconfinata varieranno, così come i suoi colori che si tingeranno dell’ocra dei caldi deserti. Ma è la porta dell’ovest anche e soprattutto a memoria dei primi pionieri che da qui partivano alla conquista del loro far west. L’arco è infatti dedicato a tutti gli uomini che hanno reso possibile l’espansione territoriale verso l’ovest degli Stati Uniti: presidenti, grandi esploratori, cacciatori e pionieri e tanta, tanta gente comune.

Progettato da Eero Saarinen, architetto e designer finlandese, la sua costruzione risale al 1963, con l’inaugurazione dello stesso nel luglio del 1967 e da allora è diventato il simbolo della città di St. Louis.

Questa meravigliosa opera architettonica e ingegneristica ha la forma elegante di un arco parabolico, puro e semplice. E qui risulta essere perfetta la massima Less is more: la pulizia del suo design riduce la struttura all’essenziale e l’acciaio che lo ricopre interamente sottolinea la sua nitidezza concettuale.

E’ davvero bellissimo, rimango incantata dal suo svettare contro un cielo grande, un immenso blu, come solo i cieli americani sanno essere. Al di sotto dell’arco si riesce ad inquadrare la silhouette della città ed esso quasi la stringe in un abbraccio d’amore, e mentre sono qui ci si mette anche il tramonto a dipingere tutto con i colori dell’oro. Rinuncio a salire nella sommità della parabola d’acciaio, lì dove nella chiave di volta sono state inserite pagine che riportano a perenne memoria le firme di oltre 750.000 studenti delle scuole del Missouri e dove lo sguardo segue il corso del grande fiume che racconta la storia di questo immenso Paese.

Sarà la sua forma così equilibrata che regala una positività inaspettata ma vorrei restare qui, sdraiarmi ancora un po’ sotto questa curva che diventa linea e che mi fa pensare ancora all’andare, all’attraversare quel qualcosa che mi rende felice.