Un’oasi dedicata alla pet-therapy: La Terra di Hope
Per entrare alla La Terra di Hope, nonostante ci troviamo nella pianura veneta, si deve percorrere una strada tortuosa, quasi che per arrivare alla pace si debba prima superare ogni curva, ogni difficoltà che la vita ci mette davanti. Appena varcato il cancello, il lungo viale d’ingresso è fiancheggiato da alti pioppi che garbatamente accolgono i visitatori e che separano la mente da ciò che resta “fuori”.
I tre meravigliosi cani fanno da padroni di casa, in questa vera oasi di pace e di bellezza che la primavera, con i suoi colori, rende ancora più coinvolgente e dove le giovani assistenti, assieme alla psicologa, sostengono i giovani pazienti.
L’associazione La terra di Hope è no-profit ed è attiva da diversi anni. Prende il nome dal pony che i titolari hanno salvato: era legata, malnutrita e dimenticata, ma appena arrivata in questo luogo così magico, ha corso per mezza giornata e la sua energia positiva è così tornata a far sorridere i bimbi che possono toccare un vero cavallo in miniatura.
Molte sono le belle notizie legate a questa “Terra” e molti sono i piccoli pazienti con gravi disturbi alla parola che lavorando e “chiacchierando” con il cane-terapista hanno ripreso l’uso della fonetica per comunicare con il mondo. Questi sono solo alcuni degli ultimi successi di questa terapia basata sull’interazione con gli animali in particolare con cavalli, cani e asini, dove spesso anche il solo possedere un animale o la semplice presenza è stata messa in relazione con l’aumentato tasso di sopravvivenza nei pazienti affetti da disturbi cardiaci, l’abbassamento della pressione sanguigna, il calo dei valori del colesterolo, la riduzione della percezione dei problemi di salute, ma anche la minor frequenza alle visite dal medico e la riduzione della sensazione di solitudine. E’ una terapia di grande aiuto per combattere la depressione con conseguente aumento dell’autostima e il miglioramento dell’integrazione sociale per bambini, anziani e persone affette da problemi fisici, insomma un vero e proprio miglioramento complessivo della qualità della vita.
Le brave terapiste de La Terra di Hope, oltre a interagire con i piccoli pazienti che arrivano sul posto ogni settimana, portano la loro esperienza nelle case di riposo e negli ospedali. Vengono affiancate da un veterinario che visiona l’aspetto igienico e sono fortemente attese dai pazienti che, con solo la presenza del cane, riescono a ritrovare un benessere che la malattia ha allontanato. Sono anche un grande aiuto per chi lavora all’interno degli spazi ospedalieri: l’arrivo del cane diventa un diversivo, una ventata di novità nella faticosa settimana lavorativa. L’esperienza della pet-terapy viene portata anche nelle scuole, dove il cane media le relazioni con gli studenti in difficoltà o con disabilità, recando un aiuto per gli insegnanti tutti, non solo quelli di sostegno.
La terapia assistita con animali domestici (quali cani, gatti, conigli, cavalli, pappagalli e tartarughe), si affianca alle altre terapie svolte da medici o terapisti professionisti ed è improntata a promuovere la funzionalità e il benessere soprattutto di quei pazienti quali: psichiatrici non comunicativi con deficit dell’udito, della vista e del movimento, bambini iperattivi, affetti da sindrome di down, con malattia di Alzheimer o autistici, disfunzioni neuro-muscolari o pazienti costretti su una sedia a rotelle.
Per quanto riguarda i deficit del linguaggio, i malati si abituano a parlare con l’animale e ad esprimere le proprie emozioni, cosa che, ad esempio, per un paziente autistico è davvero difficile. Ho avuto modo di verificare l’iterazione tra l’animale e un giovanissimo in cura, quanto gli occhi del bambino brillavano al solo vedere e toccare il cane o quanta felicità esprimesse quando monta il cavallo: la piccola paziente sembrava una vera cavallerizza quando la terapista l’ha invitata a fare l’esercizio studiato per il saggio di fine anno e la sua fierezza ha fatto sentire tutti noi molto “piccoli”.
Gli incontri si svolgono all’aperto, in spazi davvero accoglienti e puliti, e prevedono che i piccoli pazienti abbiano una prima parte di contatto personale con l’animale. Il cavallo viene curato, carezzato, pulito e “pettinato”, accudito portandolo a passeggio e dandogli del cibo per poi, se il percorso lo prevede, montarlo passeggiando nel grande recinto. Tutte le operazioni sono eseguite assieme alle terapiste e alla psicologa che aggiunge qualche attività di attenzione e di stimolo ulteriore. L’animale diventa così il co-terapeuta che aiuta il paziente ad innescare spontaneamente quei meccanismi di stimolo che possono essere di gioco e di attenzione temporanea. I genitori di bimbi che hanno intrapreso il percorso da qualche anno, hanno confermato che questo tipo di terapia è diventata fondamentale per aiutare i propri figli a crescere e ad interagire con gli altri bambini.
Ma questo tipo di terapia quando nasce? Già nell’antico Egitto gli animali erano accostati al mondo medico, il dio Anubi protettore della medicina aveva il cane come animale sacro, mentre il padre della medicina Ippocrate consigliava, per ritemprare spirito e membra, una bella cavalcata. Alla pratica relazionale tra animale e uomo ed ad assegnare a essa l’importanza terapeutica giunta fino ai giorni nostri fu, alla fine del Settecento, William Tuke. Lo psicologo infantile inglese, infatti, dimostrò come impegnare pazienti svantaggiati in operazioni come il giardinaggio o l’accudire gli animali domestici portava loro equilibrio e stabilità. In questi ultimi due secoli molta strada si è percorsa, il mondo anglosassone ha utilizzato e utilizza tuttora la pet-therapy per la cura di molte patologie con risultati davvero sorprendenti. In Italia si attende da molti anni un Decreto Legge del Ministero della Sanità che disciplini e riconosca questa attività preparando così i professionisti che dovranno operare in questo settore e soprattutto, si è ancora in attesa che finalmente possa diventare una terapia convenzionata in modo da poter far entrare in questo mondo relazionale anche chi non può permettersi strutture private.
Chi possiede un animale domestico lo sa molto bene quanto l’amore incondizionato può rendere la vita migliore. Qui se ne ha l’ulteriore conferma, se mai ce ne fosse bisogno.