Vèn tos. m.av. 1294; lat. vĕntu(m)
naturale movimento d’aria di maggiore o minore intensità: si è alzato il vento, il vento si è calmato, un alito di vento, vento fresco, caldo, l’ululato del vento, spiaggia battuta dal vento; corre come il vento, molto veloce; qual buon vento ti porta?

Il vento scandisce ogni minuto passato su questa terra aspra, asciutta, poco penetrabile. Scompiglia i miei capelli sempre, è un sussurro continuo, una carezza infinita sulla pelle. E allora comprendi che la Sardegna ha un’anima che viene da lontano, e che con la sua storia vuole abbracciati. Un abbraccio nascosto però, non conclamato, un sentimento che rimane sospeso, senza clamori. Non sai se sei amato. E ciò è struggente, ma forse è questo il vero richiamo di questa terra.
Del vento, qui, adesso, fuori dall’Isola, mi pesa la sua mancanza.
I suoi suoni e le sue parole non ci sono più, sono diventate cieli bianchi di umido e di caldo che ti attanaglia fino alle ossa.

Il vento regala movimento alle fronde degli alberi così generosi e colmi di fiori color dell’indaco che riempiono i viali della sua città maggiore e che donano quell’ombra così rara, qui dove il sole lo si vuole addosso. E i rami degli eucalipti suonano tra i sospiri dell’aria, accompagnando i passi sopra la terra arsa. Solo qui la sento, questa melodia di piacere.

 E’ sempre il vento che increspa lievemente un mare di cristallo, quello dove affondo i miei piedi, che rende trasparenti anche i pensieri. Non si vede orizzonte, le tonalità dei due azzurri sono simili, tanto che ho l’impressione di essere dentro una bolla, sospesa nei miei pensieri. Il goderne diventa un regalo prezioso che devo custodire negli occhi, nella mente, nel cuore.

Il vento scolpisce i visi di chi vi abita. Sono rughe che segnano la faccia ma scavano anche nel profondo. Si parla poco, si stringe, si arriva all’essenziale. Il corridoio di mare tra la terraferma e l’Isola c’è, è presente e si legge ancora.
E forse è giusto così, rimanere nascosti, nel vento, a volte è vincente.