Il nucleo originario di Tratalias sorge nel fondo valle, è una ghost-town, un piccolo paese abbandonato per via delle infiltrazioni che non permettevano più di vivere tra quei muri. Mantiene la sua bellezza, quasi surrealista, e le righe regalate alle case dalla risalita dell’acqua sembrano quasi una decorazione, messa a memoria di ciò che è stato il glorioso passato.
Tratalias nuova è un agglomerato di case moderne cresciuto per necessità, ma è li che si svolge una buona parte de “Sa Festa Manna”, la festa patronale in onore della Santissima Vergine di Monserrato, regina del Sulcis, regione dell’ovest della Sardegna.
Nella settimana che include la domenica dell’Ascensione, si ripete lo stesso rito dal 1503, anno in cui la sede vescovile fu trasferita definitivamente da Tratalias ad Iglesias, portando con se anche il simulacro della Vergine. Da allora i cittadini di Tratalias si organizzano per riportare in paese, nei giorni a lei dedicati, la statua della Madonna, per poi, in onore ad un antico accordo con la sede vescovile di Iglesias, farlo rientrare nella cattedrale della grande città, dove rimarrà sino alla prossima “Festa Manna”.
Arrivo quando la statua della Regina del Sulcis sta per essere portata in processione per le vie del paese, quando nel carro addobbato viene deposta con attorno le piccole donne vestite di bianco candido, a sottolineare come i colori diventano simboli.
La processione che segue il carro è costituita quasi esclusivamente da donne in costume tradizionale sardo, il loro vestito viene ornato dai tanti gioielli di famiglia, delle vere opere d’arte lavorate su quell’oro dal colore particolare, quel tendente al rosa, che mi sa tanto da storia antica. E tra gli anelli anche di fattura moderna si mescolano le famose fedi sarde, dove ogni granello è una promessa di fedeltà alla terra di Sardegna oltre che all’amato.
Una sensazione di tradizione, di devozione ma anche della forza di queste donne, prima tra tutte Lei, la Madre, che nel ricordo più profondo trasmettono valori importanti, valori di appartenenza alla memoria e al rispetto per questa isola che ti si attacca al cuore.